E’ buio in camera, tranne per una lucina gialla che ha la forma di
un personaggio di un cartone animato. Come sottofondo ho impostato dei suoni
della natura, con uccellini, fiume che scorre e tutto il resto. Mi sveglio
ansimando, di scatto mi metto a sedere tra le coperte, sono sudata fradicia e i
capelli sono appiccicati alla fronte. La pizza che ho mangiato per cena sta
facendo a cazzotti con i succhi gastrici del mio stomaco. Barcollando, mi
dirigo verso il bagno, la lampada è fulminata, quindi ripiego sul faretto posto
sopra allo specchio. È un attimo e tutta la mia cena finisce sul fondo del wc. Acido nelle narici, acido in bocca. Odio vomitare, rimango aggrappata al water, tremante per qualche minuto. Aspetto di tornare nel mio corpo e mi alzo. L’immagini che mi si presenta di riflesso nello specchio non è
propriamente un bello spettacolo. Un visetto rotondo, pallido – più pallido del solito
– due occhi arrossati e gonfi, ed una bocca tutta screpolata. Un sorso di colluttorio, un bicchiere di acqua, mi sciacquo la faccia, e cazzo, è una sensazione
bellissima, se mi chiedessero cosa è il paradiso per me vi risponderei che è
rinfrescarsi la faccia nel bel mezzo della notte, durante un’indigestione.
Un’ultima occhiata allo spettro nello specchio e torno in camera. Svengo nel
tepore del mio letto, fino al mattino dopo.
martedì 28 febbraio 2017
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