giovedì 27 ottobre 2016

#1

C’è un momento nella vita di tutti (almeno credo?),  in cui viene un’incredibile voglia di fermarsi. Più che una voglia è una necessità, un bisogno che ti fa mancare ossigeno come un pugno in pieno sterno.
Ti senti affogare, annaspare e ti chiedi chi sei, cosa sei, cosa ci fai qui.
Sono mesi che me lo chiedo, che cerco di muovere le gambe come mi hanno insegnato al corso di nuoto che ho fatto da bambina per riuscire ad emergere da tutte queste domande, pressioni, paure, sensi di colpa. E più sbatto le gambe più la superficie si allontana, e mi schiaccia.
Non sono mai stata eccezionale in nulla, non sono una grande creativa, e neppure una mente scientifica. Quando andavo a scuola lo detestavo, oh se lo detestavo. Il dover obbligatoriamente passare cinque ore ogni giorno tra quattro mura ad ascoltare adulti che pretendevano di insegnare ad un branco di ragazzini disinteressati una marea di nozioni, mi faceva venire voglia di spaccarmi la testa contro al banco di legno.
Eppure ora, se penso a tutte le cose che vorrei studiare mi sento una stupida. Perché ho venticinque anni e mi sento come se non avessi più una possibilità di fare quello che voglio. Cosa voglio fare? Non me lo chiedete. Io non lo so cosa voglio fare, ma ho una fame di sapere che non si sazia mai. Voglio studiare la fisica, l’astrofisica, le neuroscienze, la filosofia, la storia, la letteratura. Oh, e voglio leggere centinaia di libri. Eppure mi blocco, perché sono consapevole che tutto quello che vorrei studiare non mi porterebbe da nessuna parte. Un auto sabotaggio continuo, la mia vita.

Disperatamente

Parecchie persone, quando concludono una relazione amorosa iniziano delle vere e proprie campagne su quanto sia bello essere single. Loro si...